Porsche - Achim Anscheidt, B AA 9117 H

Achim Anscheidt, B AA 9117 H

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Il responsabile del design Bugatti Achim Anscheidt lavora a Wolfsburg. Nei giorni di lavoro si muove in bicicletta, con il treno o su una Golf GTI. Nei fine settimana guida una 911. Con la Bugatti Chiron Anscheidt ha disegnato la più lussuosa vettura supersportiva di serie al mondo. Per la sua Porsche privata predilige il minimalismo e lo chiama «back to basics».

Lentamente, la Porsche argentea supera il marciapiede ed entra in casa, all’interno di un car lift illuminato in verde chiaro. Un clic attutito, un ronzio, e la macchina si libra in alto al quarto piano, nel cielo sopra Berlino-Kreuzberg. Arrivato nel suo… car loft, Achim Anscheidt parcheggia la sua Porsche nella loggia e si rivolge infine a un altro gioiellino, alla sua oldtimer che sta restaurando da dieci anni. Una Bugatti, modello 35 degli anni Venti, per cui sta cercando a poco a poco i pezzi originali mettendoli assieme come un puzzle. Ha iniziato con l’accensione, le ruote e i fari. Adesso è arrivato a circa il 60 per cento, ad esempio manca ancora la catena cinematica. Nel mondo degli hobbisti esclusivi Anscheidt è ben conosciuto e si sa che cosa ancora gli serva per far correre un giorno di nuovo l’antica purosangue da corsa di Molsheim. Il suo secondo progetto è la sua Porsche 911 SC, anno di costruzione 1981, che, assieme al costruttore di carrozzerie Willi Thom, ha restaurato a nord di Berlino. Se così si può dire, perché Anscheidt l’ha spogliata, privata dei sistemi interni, ridotta al minimo. Mancano sedile posteriore, riscaldamento, radio e rivestimenti. Laddove prima c’erano gli apriporta, adesso pendono semplici occhielli in tessuto. Luci e tergicristalli sono comandati con un interruttore a levetta.

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Less is more: la 911 minimalista di Anscheidt vista da dentro

Della sua 911 Achim Anscheidt apprezza soprattutto la configurazione essenziale. «È affascinante smontare più volte quest’auto nelle sue singole parti e riutilizzare nel montaggio solo la sua assoluta quintessenza. A un certo punto ho anche compreso dove fosse possibile lavorare in modo mirato con i materiali in struttura leggera, in modo da ottenere un rapporto peso/potenza interessante», racconta Anscheidt. Mentre da responsabile del design di Bugatti Anscheidt ha creato con la Chiron la più potente, veloce e lussuosa vettura supersportiva di serie al mondo, per la sua Porsche 911 ha perseguito una visione diversa, da lui chiamata «back to basics». «Mi affascinava l’idea di lasciar via tutto il superfluo dal punto di vista della dinamica di marcia, per ottenere un rapporto peso/potenza entusiasmante. Il risultato è di conseguenza minimalista nello stile e con un peso di soli 820 chilogrammi nei limiti dell’accettabile dal mio punto di vista personale. Per quanto riguarda la dinamica di marcia, la vettura ora va come un go-kart», racconta Anscheidt con la sua voce calma, che con una R leggermente moscia ricorda ancora la parlata sveva, sebbene abbia vissuto per molti anni all’estero e adesso abiti da dodici anni a Berlino nel quartiere di Mitte.

In questo mercoledì berlinese Anscheidt indossa jeans cardati su stivali Red Wing, con una camicia dal motivo discreto, gilet e un farfallino annodato da lui stesso. È il giorno della settimana in cui lavora con il suo team a Berlino e non siede nell’InterCityExpress diretto a Wolfsburg. Il francese Etienne Salomé, trentenne responsabile del reparto Interior Design, riconosce al suo capo uno stile di guida capace di motivare, una straordinaria consapevolezza del marchio e un «occhio meticoloso per il dettaglio», anche per quanto riguarda lo stile personale.

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Città in movimento. Anscheidt preferisce girare con la sua Porsche in una città ricca di contrasti come Berlino. Si sente soprattutto a suo agio dove il vecchio si incontra con il nuovo

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French Racing Blue: così si chiama il colore con cui Anscheidt preferisce disegnare. Si ispira a Giorgio Giugiaro (Italdesign), Harm Lagaaij (un tempo responsabile del design Porsche) e Hartmut Warkuss (già designer capo della Volkswagen AG)

Con una penna stilografica color blu reale Anscheidt schizza per i visitatori le viste frontali del suo Modello 35 e della 911. «Ettore Bugatti e Ferdinand Posche erano dei perfezionisti dal punto di vista tecnico e dei pionieri nella ricerca di un rapporto peso/potenza ponderato e, conseguentemente, di soluzioni raffinate».

Anscheidt è, in senso figurato, un corridore di durata, specialmente nella sua professione non si può avere il fiato corto. Il 53enne è da dodici anni alla Bugatti, oltre che alle versioni della Bugatti Veyron ha lavorato per dieci anni a una potenziale seconda supercar Bugatti. Per un certo tempo non è stato affatto chiaro se e quando la Chiron sarebbe giunta sul mercato. «Bisogna avere fiducia nel gruppo e una chiara visione di ciò che vale davvero e delle prospettive potenziali del nostro marchio. Ma, diversamente da un’auto di grande serie, una Bugatti dovrà rimanere sempre un’icona nel settore automobilistico ed essere ancora considerata originale tra 20, 30 o 50 anni», dice Anscheidt che ha lavorato per Volkswagen otto anni nell’incantevole località costiera di Sitges presso Barcellona, in Spagna, prima di diventare responsabile del VW Design Center a Potsdam. Due delle sue figlie vivono in Spagna, la più giovane a Berlino.

In primavera, al Salone dell’Auto di Ginevra, la Chiron – la più pregiata e po-tente vettura supersportiva omologata per la strada che può accelerare a 300 chilometri all’ora in 13 secondi – ha festeggiato la sua prima mondiale. «Pure noi designer riceviamo adesso solo di rado il prototipo da provare. Il che è un peccato, perché l’esperienza straordinaria dell’accelerazione è incomparabile anche per veri entuasiasti di vetture sportive». Per la Chiron, Anscheidt si è concentrato sulla rinuncia al superfluo diversamente, traducendo per Bugatti in modo convincente la vecchia regola del design «form follows function» in «form follows performance». «Le caratteristiche prin­cipali del design della Chiron sono nate da una necessità tecnica. Riflettono l’enorme aumento di potenza rispetto al modello precedente. Con questo approccio mirato la configurazione di una Chiron si riduce a un’autentica espressione di design».

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Circondato da icone del design. Anscheidt disegna sul suo tavolo tra la Porsche 911 argentea nella loggia e la Bugatti vintage Modello 35, nonché sotto un disegno della leggendaria Bugatti Modello 57 SC Atlantic

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Ricordi di giorni passati: la foto con autografo di quando Anscheidt faceva acrobazie in motocicletta

Quando Anscheidt esce con la sua Porsche dal garage e marcia sul lastricato in pavé in direzione del ponte Warschauer Brücke, appare chiaro che cosa renda attraente la sua 911. Consente una guida molto diretta, è incredibilmente maneggevole e trasmette il proprio carattere a chi la guida. «Purtroppo sta troppo spesso in garage, durante la settimana riesco di rado a guidarla. Se viene mossa troppo poco, fa volentieri le bizze», racconta Anscheidt mentre passa oltre il club «Kater Blau», dove una volta c’era il leggendario «Bar25».

Il suo amore per la Porsche «minimalista» si esprime anche in una passione da lui vissuta prima di diventare designer di automobili: il trial motociclistico. Il talento nella guida motociclistica è di famiglia, suo padre è Hans Georg Anscheidt, che come pilota ufficiale Suzuki conquistò negli anni Sessanta tre titoli mondiali. A dodici anni, il figlio Achim, con il sostegno del padre, iniziò a esercitarsi nella disciplina del trial, fino a conquistare il titolo di Campione tedesco juniores. Dopo l’esame di maturità cominciò via via a presentare le sue capacità acrobatiche in occasione di grandi manifestazioni, attraverso tutta l’Europa. Tutto questo si può apprezzare su YouTube, il video di 10 minuti si intitola «Early Achim Anscheidt». «All’inizio mio padre non era proprio contento di sacrificare i miei studi di costruzioni di macchine per una vita da circo, ma mise da parte i suoi dubbi quando vide quanto positiva fosse la reazione del pubblico che assisteva alle mie esibizioni artistiche». Parallelamente, Anscheidt scoprì il suo amore per il design e il disegno a mano libera. Di conseguenza, iniziò a studiare design dell’automobile a Pforzheim.

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Mobilità. La Porsche di Anscheidt nel car lift tra loggia e strada

Come arrivò a cambiare carriera? «Mi era chiaro che non sarei potuto invecchiare su una motocicletta. Harm Lagaaij, che avevo conosciuto durante il mio quinto semestre di studi e allora dirigeva il reparto Design di Porsche, divenne il mio tutor nello studio del design. Mi sostenne e mi aiutò a ricevere una borsa di studio per il famoso ArtCenter College of Design di Pasadena negli USA. Poi ho potuto iniziare la carriera di designer nel 1994 allo Style Center di Weissach. Ho imparato dagli eroi del design dell’epoca, un’esperienza incredibile, di cui rimarrò grato a Harm in eterno». Così, si spiega in modo del tutto naturale perché, in privato, Anscheidt guidi una Porsche.

Testo Antje Wewer
Fotografie Theodor Barth


Modello: Porsche 911 SC
Anno di costruzione: 1981
Peso: 820 kg
Colore: argento
Potenza: 290 CV